Il punto sull’emendamento della Lega che prevede l’abrogazione del divieto di segnalazione dell’immigrato che riceve cure sanitarie (4).

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In questo periodo di pausa dei lavori in Senato circa il “pacchetto sicurezza”, l’attenzione sugli effetti di una eventuale approvazione degli emendamenti sulla salute proposti dalla Lega Nord si è spostata a livello territoriale. Tantissime le iniziative di gruppi locali, in particolare dei GrIS e delle associazioni che ne fanno parte, che stanno producendo documenti di condanna, prese di posizione e dibattiti/incontri anche con senatori nel proprio collegio elettorale. Da segnalare la chiara presa di posizione della Federazione nazionale dei collegi IPASVI, dell’OMCeO (ordini dei medici) di Milano e di Udine che si affiancano agli Ordini di Roma, Palermo, Trento e della FNMOCeO stessa; della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia) romana; ed ancora di società scientifiche come la SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), la SICP (Società Italiana di Cure Palliative) e della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale); o consolidate associazioni nazionali come l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) ed internazionali come la rete SMES Europa (Santé Mentale Esclusion Sociale). Anche il giornale Libero del 21 novembre lancia un appello al ministro Maroni sul “dovere di cura senza condizioni”.
Di contro vanno segnalate le dichiarazioni non sempre illuminate dei sottosegretari del ministero del Welfare con delega alla sanità: se il sottosegretario Fazio nell’audizione al Comitato Schengen del 26 novembre dichiara che l’assistenza sanitaria agli immigrati irregolari “ha consentito di evitare un peggioramento della condizione di salute della popolazione immigrata, in un'ottica di salvaguardia della salute di tutti” ed afferma che “da medico, .... ogni malato, in qualsiasi condizione, abbia il massimo diritto alle cure e alla protezione perché l'ammalato è una persona in condizioni di debolezza”, la sottosegretaria Martini, due giorni prima ha sostenuto che “..si chiederà soltanto ai servizi di accettazione dei reparti ospedalieri di verificare, come avviene per i cittadini italiani, la sussistenza dei documenti di ogni paziente. E per documenti si intende la tessera sanitaria.” Ha anche aggiunto ”non si capisce perché se arriva un italiano con una ferita d'arma da fuoco si debba chiamare la forza dell'Ordine, mentre il clandestino possa essere mandato a casa”. Di fronte a queste ultime affermazioni, assolutamente non veritiere, la SIMM insieme con l’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG), ha ritenuto necessario emanare un puntuale comunicato stampa (SG).

  • Leggi comunicato stampa OISG – SIMM sulle dichiarazioni del sottosegr. Martini.

Leggi le agenzie stampa dal 16 ottobre al 26 novembre.

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